Un amore al di là della morte

Una bellisima entrevista que se le realizó a Ángela en Italia durante la promoción de "El penúltimo sueño". Un saludo a todos!! Julio Monje



Eros e Thanatos, amore e morte, sono i due poli tra cui oscilla la vicenda raccontata da Ángela Becerra nel suo nuovo romanzo, Il penultimo sogno. Il libro si apre con il ritrovamento dei corpi di due anziani, un uomo e una donna, vestiti di bianco dalla testa ai piedi. Nessuno comprende le ragioni del duplice suicidio e gli investigatori non sanno dare una spiegazione alla macabra parodia di matrimonio allestita da Joan Dolgut e Soledad Urdaneta agghindati, nel giorno fatale, come sposi novelli. L'ispettore Ullada non avrà vita facile nel ricomporre i vari tasselli del mosaico, ma saranno soprattutto il figlio di Joan e la figlia di Soledad a effettuare le scoperte più sensazionali, tornando indietro nel tempo fino al lontano 1939, quando, in un lussuoso albergo di Cannes, due anime si erano incrociate per non separarsi più. All'Hotel Carlton, Joan, giovane cameriere dallo spiccato talento musicale, incontrava infatti Soledad, l'avvenente figlia di un miliardario colombiano e con lei gettava le basi per un amore sublime, ma impossibile a causa delle convenzioni sociali. Abbiamo rivolto alcune domande all'autrice.
D. Il penultimo sogno è la storia di un amore che travalica i confini della morte. Un sentimento così profondo è un mito letterario o può avere un riscontro nella società di oggi che tutto consuma e divora?
R. Prima di rispondere vorrei chiarire un punto. Ho preso spunto da una notizia di cronaca: il ritrovamento di una coppia, marito e moglie, che aveva lasciato aperto il rubinetto del gas. Il doppio suicidio di due sessantenni è un fatto sensazionale, che trasmette forti emozioni. Dall'idea iniziale alla creazione dei due protagonisti il passo è stato breve. La loro vicenda vuol dimostrare che l'amore non è una prerogativa della gioventù: invecchiando non si perde il diritto di amare. Credo profondamente nell'essere umano e nella sua capacità di emozionarsi. Viviamo in un'epoca dominata da una grande freddezza, che investe tutta la sfera emotiva ed è responsabile di quadri clinici drammatici: stress, ansia, depressione, attacchi di panico. Questi squilibri potrebbero essere provocati dal poco tempo a nostra disposizione per coltivare l'interiorità. Negli ultimi anni però, a mio avviso, le cose stanno un po' cambiando e si sta registrando una salutare inversione di tendenza. Il mio libro si propone di risvegliare certe sensazioni, portando il lettore a confrontarsi con le emozioni più diverse: la rabbia, la tristezza, la gioia.
D. La musica ha un ruolo centrale nella vicenda e contribuisce a creare un'atmosfera magica. Anche nella sua vita riveste tanta importanza?
R. Sì, ma non soltanto la musica: tutta l'arte aiuta a mantenere i sensi all'erta. Ho lavorato per anni nella pubblicità, un ambiente parecchio stressante. Quando ho deciso di abbandonare le agenzie pubblicitarie per dedicarmi a tempo pieno alla letteratura, ho riscoperto antiche sensazioni e ho riassaporato la libertà. I sensi hanno bisogno di attenzione, vanno allenati; se non prestiamo il giusto ascolto, rischiamo di chiuderci e di perdere il contatto con il nostro io più profondo. Il penultimo sogno è zeppo di sensazioni uditive, tattili, sonore: il vento, il rumore del mare, la musica del pianoforte - in particolare la melodia di ”Tristesse“, lo studio di Chopin che torna più volte nel romanzo - l'aroma del pane appena sfornato. Tutti gli elementi che ho citato non sono però l'essenza della storia, quanto piuttosto un manto prezioso che la protegge e l'arricchisce.
D. Il suo libro presenta una doppia trama: due storie strettamente intrecciate che si svolgono però in epoche diverse. È stato difficile incastrarle assieme?
R. L'architettura del romanzo è abbastanza complessa. Era mia ferma volontà scrivere due storie che sapessero esercitare sul lettore la stessa attrattiva, senza intralciarsi a vicenda. Per raggiungere l'obiettivo, ho provveduto a inserire, in ambedue le parti, una serie di elementi che suggerissero collegamenti tra le diverse sezioni come in un gioco di specchi. Anche se le due vicende possono apparire autonome e del tutto autosufficienti, non si può comprendere il senso del libro e il suo epilogo se non leggendole assieme.
D. Il penultimo sogno ha anche una sfumatura noir. Buona parte dell'intreccio è costruita infatti sull'indagine investigativa, tesa a far luce sulle circostanze del doppio suicidio. Scriverà mai un romanzo poliziesco classico o continuerà a occuparsi della tematica amorosa?
R. Prima una precisazione. Non è tanto l'amore, ma sono i sentimenti il vero centro dei miei interessi letterari. Certo, in questo romanzo ho raccontato in primo luogo una storia d'amore, ma nel prossimo - che è già stato pubblicato in Spagna e in Colombia - tratterò il tema del doppio, la conflittualità latente nell'uomo. L'argomento noir è presente, ma non è preponderante. Sì, la storia si apre con un duplice suicidio e mi servivano perciò due investigatori. Peraltro anche i figli di Joan e Soledad s'improvvisano detective per scoprire la verità sui rispettivi genitori. Ma è un semplice pretesto, non il fine ultimo della narrazione.
D. Con Il penultimo sogno ha vinto il prestigioso Premio Azorin per il miglior romanzo del 2005. Quale importanza attribuisce a questo tipo di riconoscimenti?
R. I premi sono un'importante rampa di lancio per uno scrittore che, in breve tempo, può essere conosciuto da tante persone. Non credo però che un premio, per quanto importante, sia garanzia di successo in termine di vendite e di consensi. Penso che alla fine sia il passaparola il mezzo migliore per raggiungere un vasto pubblico. Non c'è nulla di più bello per un autore che scoprire che uno dei suoi lettori ha apprezzato così tanto il suo libro da suggerirlo a un altro. Significa aver stabilito un contatto vero con la sua anima.
D. La sua attenzione è rivolta anche alle dinamiche familiari e ai segreti che i genitori proteggono gelosamente anche dallo sguardo dei figli. Ha attinto a qualche esperienza personale per delineare le figure di Andreu e Aurora e il loro rapporto controverso con Joan e Soledad?
R. Ogni personaggio, in modo più o meno conscio, fa parte della vita di uno scrittore. Il padre di Soledad, Benjamin Urdaneta, si segnala per una marcata severità. Anche mio padre era severo - anche se fortunatamente non come quello di Soledad - e avrei senza dubbio preferito godere di maggior libertà quando ero adolescente. Un altro esempio è costituito dalle ristrettezze economiche patite da Joan che, pur essendo un pianista dalle doti eccelse, non aveva la possibilità di possedere un pianoforte. Anche la mia famiglia ha fatto sacrifici: non potevamo certo realizzare tutte le nostre aspirazioni materiali, ma questo non ci ha impedito di sviluppare appieno i nostri talenti.
Intervista a cura di Marco Marangon
6 aprile 2007
Clickeando sobre la imagen del reloj podrás ver un fabuloso video publicitario de Festina en el que se narra un poema de Ángela Becerra. Sin duda este video consigue emocionar al espectador. Que bonitos versos, Ángela. Julio Monje.

Ángela en el diario ADN

Ángela en el diario ADN
Semanalmente podemos leer las fantásticas columnas de Ángela en este diario de más de un millón de ejemplares.

Ángela Becerra

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